Storia del caffe'
Il 1615 è considerata la data in cui il caffè fece la sua comparsa in Europa grazie ai commercianti veneziani seguendo le rotte marittime che univano l'Oriente con Venezia e Napoli ed il merito di averlo introdotto spetta al botanico Prospero Alpini che era stato medico del console di Venezia in Egitto, a G.Francesco Morosini, a Pietro della Valle ed a Fausto Nairone.
Venezia fu la prima città italiana che conobbe l'aroma del caffè, per poi diffondersi in tutta la Penisola e divenire punto di riferimento per mercanti non solo italiani, ma anche provenienti da altri Paesi specialmente del centro-nord Europa.
Prima di essere consumato come semplice bevanda, il caffè veniva anche bevuto per sfruttare alcune sue proprietà medicamentose e digestive e per questo motivo il suo prezzo era piuttosto elevato. Nel momento in cui si capì che la diffusione del caffè era tale da poter riempire le casse dello Stato nacquero le prime "Botteghe del Caffè", la più antica d'Europa, il Caffè Florian, si trova tutt'ora sotto i portici di Piazza San Marco a Venezia, per battere la concorrenza, un caffettiere fece pubblicare e distribuire un libretto che descriveva ed esaltava le proprietà di questo elisir d'oriente.
La storia del caffè è davvero lunga. Si parla di un cammino iniziato intorno al 900-1000 d.C. e continua ancora oggi con il caffè divenuto fenomeno di costume, simbolo della socialità ( e noi italiani che amiamo consumarlo in compagnia lo sappiamo bene)e bevanda che desta un grande interesse scientifico.
Il caffè è giunto fino a noi seguendo le rotte delle navi, quelle stesse rotte che hanno portato in Europa tanti altri prodotti e cibi sconosciuti e come sempre succede in questi casi, la tradizione popolare e le leggende si intrecciano con la realtà narrando storie più o meno veritiere intorno alle origini ed alla diffusione di questa bevanda.
Per alcuni studiosi esisteva già ai tempi di Omero e lo si beveva a Troia. Questa è soltanto una delle tante tesi legate all'origine del caffè, se volessimo seguire le varie storie ci perderemmo in una grande quantità di storie conosciute.
Possiamo affermare che già a partire dal 1454 nell'odierno Yemen era consuetudine sorseggiare il caffè ed il governo ne approvò il consumo lodando le sue qualità corroboranti contrapposte a quelle soporifere del qat o kat, bevanda diffusa su tutto il territorio nazionale.
Da qui partì una vera e propria diffusione che toccò le coste del Mar Rosso, La Mecca e Medina fino a d arrivare al Cairo incontrando un ampio favore dei popoli arabi favorito anche dal divieto del Corano di bere vino che trovò immediata sostituzione proprio con il caffè assumendo l'appellativo ancora oggi valido di "Vino dell'Islam".
Secondo alcuni racconti il caffè stimolando l'intelligenza, la creatività e la fantasia era visto positivamente dalla religione islamica che lo contrapponeva al vino che con le sue proprietà considerate negative era ritenuto responsabile di provocare sonnolenza e distrazione.
La religione islamica si diffondeva rapidamente e altrettanto rapidamente portava nei Paesi raggiunti e conquistati il fascino di questa nuova bevanda scura, il caffè appunto, che giunse a Costantinopoli nel 1517 circa, dopo la conquista dell'Egitto a opera di Selim primo. Da allora si prese l'abitudine di berlo in tutto l'impero turco, mentre tale abitudine era già ben radicata a Damasco (due locali all'epoca noti erano il Caffè delle Rose ed il Caffè della via della Salvezza) e ad Aleppo.
Anche a Costantinopoli la diffusione di questa bevanda vide nascere un gran numero di Caffè alcuni estremamente sfarzosi che servivano sia come luogo d'incontro e di svago sia come luogo di dibattito politico.
Per quale motivo i Caffè avevano raggiunto un livello di tale popolarità sia in Medio Oriente, sia in Europa? Sicuramente il fatto che fossero locali nuovi, mai esistiti prima dove era possibile berlo in compagnia e tranquillità, caratteristiche che è possibile riscontrare tutt' ora nei caffè, nei salotti o nei bar.
A far conoscere il caffè in Europa contribuirono i molti viaggiatori, commercianti ed avventurieri che seguirono le rotte delle navi, ma anche studiosi, medici a disegnatori. A queste persone il caffè si presentò come una novità di rilievo ed assoluta e gli diedero una tale importanza da compilare pagine e pagine di scritti o disegni, ancora oggi possiamo vedere diverse riproduzioni o miniature dell'epoca inerenti a questo tema. Tra i tanti autori che ci hanno lasciato una testimonianza vale la pena ricordare Prospero Albini detto Albus medico e botanico dell'Università di Pavia, Leonhard Rauwolf medico di Ausburg, suo è uno dei primi libri che parlano di caffè, Antoine de Galland e Jean Thévenot.
Se non è il caso di soffermarci sulla storia di questi personaggi, ben più interessante è vedere come il caffè sia giunto in Italia ed in altre parti d'Europa. In Italia il caffè divenne presto dono da offrire in talune circostanze ed offerto come dono d'amicizia ed amore; era abitudine che i corteggiatori inviassero alle proprie innamorate vassoi colmi di caffè e cioccolata.
L'affermarsi del caffè come nel mondo musulmano, incontrò qualche problema, uno in particolare è importante da ricordare perché legato alla religione: alcuni sacerdoti si mostrarono contrari alla diffusione di questa bevanda e ne proposero la scomunica ritenendola una "bevanda del diavolo" e fecero pressione su Papa Clemente VIII affinché ne vietasse l'uso.
A questo punto, il Pontefice, prima d'interdirla volle provarla di persona e ne rimase talmente colpito in positivo che non solo decise di non mettere il caffè al bando, ma addirittura lo volle battezzare rendendolo una "bevanda cristiana".
A partire dal 1683 i caffè in Italia si moltiplicarono e sebbene Venezia fosse la città dove essi erano più numerosi, presto si svilupparono in altre città della Penisola. Giorgio Quadri nel 1775 fu il primo a far assaporare ai propri clienti l'autentico caffè alla turca.
Non solo a Venezia, ma anche in altre città fiorirono eleganti "Caffetterie" dette anche "Caffè Storici" ( Caffè Greco a Roma, Pedrocchi a Padova, San Carlo a Torino e numerosi altri). Il nome di questi locali nel corso dei secoli è stato legato a persone note della società (scrittori, politici, filosofi) che ne erano abituali frequentatori, conferendo così un ulteriore valore e prestigio a queste "Caffetterie".